questa luce dicembrina pare fuori luogo, dorata, morbida come fosse d'aprile; entra impertinente dalla finestra scavalca fogli impilati, timbri, penne e altri oggetti animali da
ufficio e mi viene a pizzicare piano la mano sinistra.
difficile resistere e fissare ancora il monitor pieno di icone colorate e senza virtù.
così alzo
la testa e lo sguardo fugge veloce al dovere per perdersi in questo sentiero tracciato dai raggi del sole.
oltrepasso la scrivania, i vetri, il balcone, i
tetti brinati di case e capannoni, le gru, le vie, i semafori, i fili dell' alta
tensione, le luci natalizie, gli orridi babbi natale appesi alle ringhiere, le
poche aride fronde rimaste e arrivo in un barrio lontano da
qui.
eccola qui la tua finestra, appannata dalla colazione, che riconosco dal colore delle tende.
la tavola è apparecchiata
da coriandoli di biscotti e pane, la tazza di cafè latte quasi finita, le tue
sopracciglia impegnate a rileggere una scenografia, la mano destra gioca
da sola facendo roteare tra le dita una matita dal fusto nero opaco e i piedi tengono il
tempo di un vinile che musica piano l’intima scena.
ti tocco la spalla, piano per non farti
spaventare, ma sei così concentrato che non ti accorgi di me. mi verso del cafè
tiepido e mi gusto l'effetto del sole che invade i tuoi capelli creando una
cresta di luce tale da farti sembrare un angelo. controllo che sulle
scapole non ti stiano spuntando le prime piume perchè a questo punto sono così
invasata dagli effetti luminosi che posso aspettarmi che t' involi verso la
finestra senza stupirmi.
mieuuu, miagola
rauco un gatto rosso che si è avvicinato silenzioso
alle caviglie e ora mi guarda stupito come a dire:
"e tuuu chi cavolo sei?!"
"ssssssstt" gli rispondo, ora vado subito via!
ti poso un bacio lieve sul
collo nudo e rifaccio il viaggio all'inverso fremendo un pochetto.
sulla scrivania trovo un
biglietto con una grafia sconosciuta che prima non c'era:
"sono passato da qui. ma tu eri
già uscita!!! a.j"
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