La radio trasmetteva quella vecchia canzone su frequenze
disturbate, all’interno del BAR GINO la cameriera canticchiava il ritornello
mentre puliva il bancone.
- Maledetta davvero, primavera di merda!
Seduta ad un
tavolino del locale, davanti ai resti della colazione, per la prima volta si
trovò in accordo con qualcuno.
Chiese il terzo caffè e aspettò ancora, minuti infiniti che
diventarono ore.
- Un altro caffè per favore e lasci qui le tazzine!
Quel metro quadrato di legno scuro era diventato il suo angolo buio, le tazzine vuote le sue stagioni, quattro lunghe stagioni ad spettare.
Quel metro quadrato di legno scuro era diventato il suo angolo buio, le tazzine vuote le sue stagioni, quattro lunghe stagioni ad spettare.
La sedia dura
cominciò a darle fastidio, le gambe si erano intorpidite e decise di alzarsi.
Accese una sigaretta sul limitare della porta, salutò un passante con fare
disinteressato e ritornò a sedersi.
- Quando arriva Gino?
Era arrivata l’ora della solita domanda, la cameriera, come in un copione recitato un milione di volte, rispose
- Gino non c’è più, ricordi?
Era arrivata l’ora della solita domanda, la cameriera, come in un copione recitato un milione di volte, rispose
- Gino non c’è più, ricordi?
- Allora portami il conto!
Si alzò la sottana e prese da una calza smagliata i soldi, pagò ed uscì imprecando
- Quando lo vedi, digli che è un farabutto..
Solo gli sfacciati e i marinai facevano promesse da impostori e lui aveva sempre odiato il mare.
Si alzò la sottana e prese da una calza smagliata i soldi, pagò ed uscì imprecando
- Quando lo vedi, digli che è un farabutto..
Solo gli sfacciati e i marinai facevano promesse da impostori e lui aveva sempre odiato il mare.
Deglutì con dolore tutta l'amarezza che aveva in bocca e a ciglio asciutto andò via.
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